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      Quella voce mi ricordò la realtà; ebbi paura di me.
      In quel momento provai un grande imbarazzo. Avevo trent'anni ed avevo molto amato. Pure era la prima volta che mi trovavo in faccia ad un amore puro. Un istante pensai.
      Essere amato da un'artista, che viaggia sola, - e rispettarla; e filare il sentimento come un collegiale. - Sarebbe ridicolo!
      E tradussi codesto pensiero mefistofelico in uno sguardo pieno d'ironia. - Ma i miei occhi si scontrarono con quelli di Fulvia che, attonita del mio silenzio, mi interrogava collo sguardo. Quegli occhi erano pieni di lagrime, ed il suo volto era arrossito come non può arrossire che una donna onesta.
      Il mio sguardo ed il mio cuore ridivennero buoni; la vidi e la credetti pura, ed ebbi fede in lei. Le presi la mano, e con sincerità profonda le dissi:
      - Come farò a rispettarvi, Fulvia? Ora che so che mi amate!
      - Amandomi molto e davvero, mi rispose.
      - Ma io non so amare per metà.
      - Io v'insegnerò; non ad amarmi per metà, ma a resistere al vostro stesso amore; e quando voi sarete debole, io sarò forte per tutti e due.
      M'inginocchiai accanto a lei. Il mio cuore era profondamente commosso, ed il mio pensiero vagava in un'onda di contento indeterminato.
      Continuavo a baciare con trasporto le sue mani, e le domandavo ancora, ed ancora:
      - Mi amate, Fulvia?
      - Pur troppo, vi amo - mi rispose con voce soffocata.
      A quelle parole, dolorose per me, la guardai negli occhi; - erano gonfi di pianto.
      - Perchè dite pur troppo? Perchè piangete? Vi dispiace di amarmi?
      - Sì, mi rispose piangendo.


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Tempesta e bonaccia. Romanzo senza eroi
di Marchesa Colombi
G. Brignola Editore
1877 pagine 172

   





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