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      - Così mi comprese e fu nel vero. Una donna sinceramente innamorata, legge chiaramente nel cuore dell'uomo che ama, e non s'inganna mai.
      Ci rimettemmo a discorrere, mesti entrambi, parlando di lei, di me, dei nostri vincoli che ci trascinavano per vie disparate. - Non so a qual proposito venni a dire ch'io non avrei potuto legarmi in matrimonio, che codesta idea mi faceva spavento. È una fanfaronata che tutti i giovani si credono in obbligo di fare. Ed io dicevo come gli altri, senza che ci fosse grande verità nelle mie parole. E poco dopo le domandai:
      - Ma perchè non potreste sciogliervi dalla promessa con quel fidanzato, dacchè non l'amate?
      - È un bravo giovane, un nobile cuore, mi ama... E poi, a lui non fa spavento l'idea di legarsi a me per tutta la vita.
      Mi parve che in quelle parole vi fosse una provocazione. L'uomo della società si ridestò un'altra volta in me, e mi suggerì questo pensiero:
      - Non è vero che Fulvia sia promessa ad un altro. È uno stratagemma per farmi svelare le mie intenzioni, ed indurmi possibilmente a sposarla; non è che una commedia, ed anche, d'una volgarità... Non avrei che ad offrirmi di soppiantare il mio rivale, e tosto ella lo lascierebbe dileguarsi come un vile. - Tuttavia quest'idea, - che trattandosi d'un altra donna, in pari circostanze, sarebbe già stata una certezza per me, - era ancora un po' dubbia dinanzi alla schiettezza di Fulvia. Volli accertarmene, e le dissi col mio accento più passionato:
      - E se vi sposassi io, Fulvia?
      Un lampo di gioia brillò nel suo sguardo.


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Tempesta e bonaccia. Romanzo senza eroi
di Marchesa Colombi
G. Brignola Editore
1877 pagine 172

   





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