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      Fulvia era libera e sola; era stata innamorata - viveva sul teatro... Il dubbio mi entrò ancora una volta in cuore.
      - Questo matrimonio dev'essere per lei una riparazione, dissi tra me. - È chiaro. Per quell'uomo ha commesso un errore; ora non lo ama più; ma è onesta; non vuole appartenere ad un altro. Forse una terza esistenza dipende da questo suo sacrificio... Povera giovane!
      E nella bontà del mio cuore mi sentii compreso da infinita pietà.
      - Fulvia, le dissi, perchè mi nascondete il motivo che vi obbliga a sposare un uomo che non amate? Abbiate fiducia in me; forse pensandoci insieme troveremo il mezzo di svincolarvi da codesto impegno.
      - Non vi nasconderò nulla, mi rispose. - Ma non posso dirvi tutto ora, i vostri amici potrebbero venire; e poi certe cose sono più facili a scrivere che a dirsi. Vi scriverò. Vi scriverò questa notte, e domani saprete tutto. Ma non sarà perchè mi aiutiate a sciogliermi dal mio impegno. Sarà per giustificare, se è possibile, il mio strano contegno con voi.
      Accettai questa promessa, e poco dopo lasciai Fulvia colla profonda convinzione che i miei sospetti non mi avevano ingannato; - ed infatti, cosa mai potevano essere le confidenze più facili a scrivere che a dirsi, se non un amore colpevole, il solo di cui una donna che conosce il mondo possa arrossire? - Se v'ha sotto il sole un uomo nato nell'anno di grazia mille ottocento quarantacinque, il quale possa dire in coscienza che in pari circostanze avrebbe pensato altrimenti, lo autorizzo a gettarmi la pietra; pronto a riceverla nella testa.


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Tempesta e bonaccia. Romanzo senza eroi
di Marchesa Colombi
G. Brignola Editore
1877 pagine 172

   





Fulvia