Pagina (75/172)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Non fate dello spirito, non fate eccentricità. Siate un poco voi stessa. È vero che non mi amate più? Che una posa inelegante nel sonno ha potuto distruggere tutto il vostro amore? Dite, Fulvia, non mi amate più?
      Ella arrossì, abbassò gli occhi e rispose:
      - È vile, ma lo confesso. Vi amo ancora, malgrado tutto.
     
     
     
      XVIII.
     
      Il giorno dopo andai a prendere Fulvia per accompagnarla allo scalo. Sapevo che altri ammiratori sarebbero stati pronti all'ora della partenza per accompagnarla anch'essi. E, per evitare d'averli in carrozza in quegli ultimi momenti, uscii io stesso per ordinare ad un fiaccherajo di venirci a prendere. Gli diedi uno scudo di mancia, e gli ordinai di prendere il suo brougham più stretto, e di levarne la panchetta dinanzi.
      Quando vennero ad avvertirci che la carrozza ci aspettava, scendemmo tutti; ma, naturalmente, a nostro grande rincrescimento, soltanto Fulvia ed io potemmo capire nell'angusto veicolo. Dissi agli amici che ci raggiungessero alla stazione, e via!... Mancava un'ora alla partenza.
      In quell'ora di corsa Fulvia non fece che piangere. Io le promisi di raggiungerla il giorno dopo a Reggio. Nulla mi sorrideva di più che quella scappata. Correrle dietro segretamente, rivederla con mistero dopo averla tanto veduta ed accompagnata ostensibilmente.
      Tutto ciò aveva una tinta d'amore che mi agitava e mi faceva prevedere la fine di quell'assurda commedia di platonismo e d'amicizia, dietro la quale tenevamo malamente inceppati i nostri veri sentimenti, le nostre vere aspirazioni, la nostra doppia libertà.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Tempesta e bonaccia. Romanzo senza eroi
di Marchesa Colombi
G. Brignola Editore
1877 pagine 172

   





Fulvia Fulvia Fulvia Fulvia Reggio Fulvia