Pagina (83/172)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      .. e lessi:
      - "Mia cara Fulvia,
      - "Voi mi chiamavate filosofo, forse collo stesso significato con cui i Greci chiamavano Eumenidi le bruttissime furie. Ebbene; io vi darņ in iscritto un saggio di quella filosofia che non ho saputo mostrarvi conversando con voi, dovessi pure con questo provocare gli scongiuri della bella maga che ha evocato il mio non so se buono o cattivo spirito filosofico.
      - "Nell'ora stessa in cui vi vidi partire giurai di non raggiungervi a Reggio; e manterrņ il proponimento per quanto mi costi il mancare alla parola data, e rinunciare alla profonda soavitą de' vostri sguardi.
      - "E sapete perchč?
      - "Perchč nell'ora amara della partenza, sentii che nel nostro amore neonato, era davvero per me il germe di una passione pazza, violenta, infelice come tutte le mie passioni. Questa scoperta tirņ dietro a sč delle considerazioni in gran parte analoghe a quelle che voi facevate sulla nostra relazione, che venne troppo tardi; sulla sua natura, che č falsa perchč in realtą č amore, e noi gli facciamo violenza per camuffarlo nell'abito austero dell'amicizia; sopra i suoi ostacoli, che si riassumono tutti in uno solo: il vostro fidanzato. E le conclusioni che trassi furono per me d'uno sconfortante che non potrei esprimervi a parole.
      - "Sapete, Fulvia, che io non posso nč amare, nč possedere a metą! Vi dissi che un altro amore mi aveva dominato in cuore avanti ch'io vi conoscessi. Ebbene, allora io rasentai il manicomio tormentandomi notte e giorno coll'idea fissa che un altro uomo aveva l'intimitą della mia donna.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Tempesta e bonaccia. Romanzo senza eroi
di Marchesa Colombi
G. Brignola Editore
1877 pagine 172

   





Fulvia Greci Eumenidi Reggio Fulvia