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      Nè giovava farmi riflettere che quell'altro uomo era suo marito.
      - "E nel caso vostro, Fulvia, credete che potrei più facilmente rassegnarmi?
      - "Stando così le cose nostre, sento che mi è necessario evitare di convertire in passione ardente, l'affetto che m'avete inspirato. Ma la passione verrebbe senza dubbio, la sento montare come un fiotto dal fondo del mio cuore.
      - "Mi conosco, Fulvia; anche qualche colloquio; anche l'amarezza d'una partenza e non sarei più padrone di me. Se io venissi a Reggio, sareste voi disposta a rompere ogni altro impegno, a vincolarvi con me, ad esser mia, ed a seguirmi a Milano, o a lasciare che io vi segua sempre e dovunque?
      - "Mi avete già risposto di no... Ecco la mia filosofia.
      - "Voi avete la sapiente moderazione che v'inspira il vostro decoro di donna; io no. Nel tempo stesso che v'onoro e vi venero, eccitate in me i trasporti più rivoluzionarii dell'amore intero e prepotente.
      - "Dunque, non ci vedremo per ora. Le nostre esistenze, come voi mi diceste un giorno, debbono accontentarsi per ora di procedere parallele. Chi sa che l'avvenire non permetta la convergenza delle due linee? È un mio sogno ed una mia speranza.
      - "Intanto, se questa lettera non è il Waterloo del mio povero amore, seguitiamo ad amarci da lontano. Scriviamoci della lirica epistolare. Ed, imitando quei grossi ragni da giardino di cui avevate tanta paura nelle nostre gite campestri, gettiamo delle fila che forse il vento romperà, forse diventeranno la tela istoriata d'un amore profittevole alla mia vita, e degno di voi.


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Tempesta e bonaccia. Romanzo senza eroi
di Marchesa Colombi
G. Brignola Editore
1877 pagine 172

   





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