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      Quanto al resto, acqua in bocca. Non volete più che ne parli; e sia.
      - "Mi crederete molto malvagio se vi dico che provo un senso di acre voluttà figurandomi che il vostro Gualfardo pensa forse, nel gelo della sua anima, alla vostra freddezza durante il mese di Livorno, e ne soffre alla sua maniera?
      - "Vi sono periodi nella vita in cui si sveglia nell'uomo tutta la parte che gli è toccata nella grande eredità del male. Io mi trovo in uno di cotesti periodi. Non mi sono mai sentito così parente (alla lontana) coi malfattori d'alta e bassa sfera, come ora, e pensando a voi ed al giovane tedesco.
      - "Il fatto è che io sono molto infelice. Vi giuro pei bei giorni del nostro fuggevole passato, che non faccio delle frasi per commovervi. A che le farei? Anch'io come voi dispero dell'amore; anch'io, Fulvia, guardo con tristezza sconfortata a quel lampo di felicità che ci ha abbagliati. E poi? E poi c'è Gualfardo, e la vostra fede inviolabile a quella statua di ghiaccio, ed il suo anello nuziale, e la sua felicità.
      - "Non son chi fui, perì di me gran parte: la parte migliore, la parte che nessuna potenza umana potrà ridonare alla vita. Mi resta la vostra amicizia, Fulvia; la vostra affettuosa amicizia, punto luminoso e dolcemente mesto in una landa oscura e fastidiosa.
      - "(Ora poi voglio posare sulla tua bella fronte un lungo bacio, che sia il compendio delizioso di tutte le mie speranze svanite, di tutte le mie illusioni non raggiunte; che sia come la cadenza armoniosa di una bella canzone, che non dovremo mai più ricominciare).


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Tempesta e bonaccia. Romanzo senza eroi
di Marchesa Colombi
G. Brignola Editore
1877 pagine 172

   





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