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      Questo è quanto preme.
      - Ebbene, no, esclamai con tutto il mio coraggio. Non si tratta del mio interesse. Non è quella la ragione che ho consultato per decidermi...
      Egli taceva, e si vedeva che lo faceva di proposito. Io ripresi:
      - È necessario ch'io vada ben lontana da voi, Gualfardo; ecco perchè ho accettato.
      A queste parole Gualfardo mi prese la mano che appoggiavo al suo braccio, e me la strinse in silenzio come per dirmi: coraggio!
      Codesto doveva sembrarmi strano, perchè mi avvertiva che le mie parole non gli davano la menoma sorpresa. Ma io ero eccitata dalla parte drammatica che m'ero imposta; e poi avevo realmente bisogno d'essere incoraggiata, ed accettai quell'atto amichevole senza esaminarlo punto.
      - Debbo andar lontano, Gualfardo, continuai cogli occhi a terra, perchè non posso più essere vostra fidanzata. Non lo sono più...
      Un'altra stretta di mano, più energica della prima. Ed io continuai:
      - Ho un grave torto verso di voi. Ho molte cose da farmi perdonare. Vi debbo una confessione. Gualfardo, quando mi sono fermata quei due giorni a Milano...
      - Basta, Fulvia, interruppe Gualfardo con una terza stretta di mano. So tutto. Ero a Milano prima di voi, vi ho veduta arrivare e partire. So tutto.
      - E non mi diceste nulla?...
      - So che siete leale. Sapevo che parlereste voi. Era difficile; ci voleva del coraggio. Ma voi l'avete trovato. Siete una brava giovane...
      M'ero aspettata dei rimproveri o dei lamenti; un amante sdegnato o afflitto. E non trovavo che un giudice giusto e clemente.


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Tempesta e bonaccia. Romanzo senza eroi
di Marchesa Colombi
G. Brignola Editore
1877 pagine 172

   





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