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      Mi strinse ancora la mano, poi voltò strada per condurmi verso casa.
      Non vederlo più! Non avevo mai pensato ad una separazione così assoluta. L'idea di spezzare la nostra intimità che mi era stata fin allora una dolce abitudine, faceva un vuoto ne' miei sogni d'avvenire. Non potevo pensarci senza raccapriccio.
      Provai un senso di freddo al cuore, e vidi tremolare tutti gli oggetti traverso le lagrime che mi velarono gli occhi.
      Camminammo un lungo tratto in silenzio; ed in quei momenti rividi col pensiero tutto il passato ch'io conosceva di quel giovane. Ritrovai la sua generosità, la lealtà del suo cuore, ed il suo agire sempre nobile e dignitoso. Ed allora la sua freddezza mi parve un torto ben lieve in confronto al mio torto; e mi sentii sempre più avvilita. Ed il rimorso nel mio cuore era più forte che il sentimento della libertà ricuperata.
      Quelli che ci scontravano ci credevano marito e moglie, o, se ci conoscevano, sapevano delle nostre promesse, e pensavano che fossimo felici di quella passeggiata sentimentale a lume di gaz. E noi invece eravamo divisi moralmente, e stavamo per diventare estranei.
      Volli pensare a Max. Ma mi faceva l'impressione di uscire da una casa tepida, agiata, elegante, per correre lungo campi e boschi nel furore d'un uragano, ad inebriarmi delle tremende bellezze della natura in burrasca. Era la tempesta con le sue grandi emozioni, le sue fiere bellezze, ma con tutti i suoi danni ed i terrori e le repulsioni che inspira.
      Ed intanto provavo un'interna curiosità di sapere cosa accadesse nel cuore chiuso di Welfard in quell'ora di separazione.


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Tempesta e bonaccia. Romanzo senza eroi
di Marchesa Colombi
G. Brignola Editore
1877 pagine 172

   





Max Welfard