Pagina (136/172)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ch'egli non dimenticherebbe mai la colpa di cui mi accusavano le apparenze; che, anche quando in un impeto generoso mi aveva detto sinceramente:
      Volete essere mia sposa domani?" anche allora poteva perdonarmi, poteva darmi il suo nome, la sua vita, ma non obbliare il passato, non rendermi la sua fiducia, il suo amore.
      Ed allora appunto che io dovevo dissimulare a Gualfardo i miei sentimenti, egli si forzava di mostrarsi espansivo con me per consolare il babbo, ed io cercavo di fargli credere simulate in favore del malato quelle dimostrazioni, che gli corrispondevo con tutta l'espansione del mio cuore.
      Quella situazione strana sarebbe stata insopportabile, se la preoccupazione continua e pił saliente di vedere spegnersi lentamente una cara vita, non ne avesse distratto il nostro spirito. Subivamo nei nostri rapporti sensazioni ed impressioni, volta a volta attraenti, repulsive, angosciose; ma non erano che sensazioni, ed il pensiero non ci si arrestava mai. Il pensiero di entrambi noi, era fisso alla malattia del babbo, ad alleviare i suoi dolori. Mai una volta mi domandai, che sarebbe di me quando quell'ultimo parente avesse cessato di soffrire. Tuttavia sentivo che nel tempo stesso che perderei il babbo, perderei anche Gualfardo. Ma lo sentivo senza pensarci. Il mio cuore viveva con tutte le sue potenze d'affetto, d'amor proprio, di tendenza istintiva alla felicitą, di rimpianti, e d'aspirazioni; ma nella mia mente io ero completamente dimenticata, e con me tutto il mondo; non esisteva che quel filo di vita del mio povero babbo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Tempesta e bonaccia. Romanzo senza eroi
di Marchesa Colombi
G. Brignola Editore
1877 pagine 172

   





Gualfardo Gualfardo