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      Brava Fulvia!" e respingevo la musica dicendo: "Oh! che m'importa?"
      Domandavo a Rossini, a Bellini, a Verdi le loro melodie pił appassionate. Cominciavo a cantarle con tutto lo slancio, con tutta l'anima; ma pensavo che i cari occhi del babbo non erano pił lą per empirsi di lagrime, e respingevo la musica dicendo:
      Oh! che m'importa?"
      No. L'arte non bastava a riempiere il vuoto del mio cuore. Sentivo il bisogno non solo d'amare, ma anche d'essere amata.
      - Lo fui tanto! pensavo. Tre grandi affetti erano concentrati su di me. Quello del babbo, di Gualfardo, di Max...
      Max! Era la prima volta che il mio pensiero si rivolgeva a lui dopo la mia grande sciagura. Oh come era lontano omai dal mio cuore! Come la conoscenza di Welfard, in tutta la gloria del suo nobile carattere, aveva cancellata l'impressione romanzesca di quell'amore avventuroso.
      Rimasi assorta nel pensiero di Max. Lo rivedevo in tutta la sua maschia bellezza, nell'espansiva impetuositą del suo carattere, ne' suoi entusiasmi, nelle sue giovanili imprudenze. Era una bella, splendida immagine, una cara memoria; ma non era pił un'aspirazione. Potevo ancora pensare:
      - Oh! se Gualfardo avesse quelle qualitą! - Ma non potevo amarle in un altro. Vedevo che Max era pił affascinante, pił splendido all'apparenza; ma sentivo che Gualfardo valeva di pił; e lo collocavo pił in alto, pił in alto.
      Ma Gualfardo non mi amava pił; mi aveva abbandonata per sempre. Che potevo sperare da lui? Non ero stata io stessa a respingerlo? E per amore di Max?


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Tempesta e bonaccia. Romanzo senza eroi
di Marchesa Colombi
G. Brignola Editore
1877 pagine 172

   





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