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      Dunque, quelle vostre passioni impetuose, ch'io aveva preferito al serio amore di Welfard, non erano che fuochi di paglia, splendenti, ma fuggevoli e senza calore.
      Quella scoperta distruggeva anche il passato. O mi avevate amata leggermente, o non mi avevate amata mai.
      Non stetti a fare altri commenti. Non m'informai di null'altro, non cercai pił di vedervi.
     
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      (Nota di Max. - Ero stanco, disgustato di me e della mia vita, dopo aver scritto a Fulvia quell'ultimo biglietto. - Quell'amore contrastato, che avevo combattuto in me stesso per rispetto all'onestą di lei, mi aveva fatto riflettere ai pericoli de' miei amori, a slanci impetuosi e fuggevoli. - Era tempo di mettermi al sodo. Avevo trent'anni. Se Fulvia fosse stata libera avrei sposato lei. Ma era vincolata ad un altro, e voleva condannarmi pel resto de' miei giorni alla parte burlesca d'un amante epistolare. - Ne sposai un'altra).
     
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      Il giorno 28 m'imbarcai.
      Durante il viaggio di mare, di cui m'ero fatta un'idea delle pił poetiche, stetti sempre male. - Tutte le passeggiere, e molti passeggieri soffrivano come me. Sembrava un ospitale di colerosi.
      Non eravamo in pensiero che di quanto ci convenisse mangiare e bere, e del come dovessimo coricarci per soffrir meno.
      Quelle continue preoccupazioni della vita materiale sopivano tutte le mie facoltą contemplative.


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Tempesta e bonaccia. Romanzo senza eroi
di Marchesa Colombi
G. Brignola Editore
1877 pagine 172

   





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