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      Mi sentivo sull'orlo di un precipizio; un precipizio verdeggiante, attraente come quelli cui sognava Fulvia sul Monte Bianco. Volsi un pensiero di compianto a mia moglie... ed apersi e lessi la lettera.
      Massimo,
      Non v'impaurite. Non è dall'altro mondo che vi scrivo. No; è da questo mondo bello, dalla terra verdeggiante, dal cielo azzurro, dall'aria pura e serena, da questo mondo di luce, in cui si aspira la vita e la felicità, in cui si ama e si è amati!
      Posai la lettera e mi alzai a passeggiare nello studio facendomi aria coll'istruttoria d'un processo civile. La gioia mi soffocava. Neppure nei più bei giorni passati, Fulvia non mi aveva mai scritto con tanto trasporto.
      La dolcezza acre ed inebriante del pomo di Eva mi saliva alla gola, e mi dava alla testa.
      O lettore, lettore!.... Tornai a leggere.
      Avete ricevuto il piego colle mie memorie? Oh Massimo! Erano cattive le ultime pagine delle mie memorie; perdonatemi, avevo il freddo nel cuore.
      Ed io in quel momento ci avevo un incendio!
      Non fu una commedia, vedete. Sapete pure che io non mento. Allora volevo realmente morire. Non speravo più che l'amore potesse farmi rivivere, ed adorare la vita. Oh come sono, come voglio essere felice!
      Avevo il freddo nel cuore, ed ero decisa a morire. Ma per verità la mia inesperienza m'aveva fatto credere la cosa più facile che non fosse in realtà. Trovai a Chamounix un capo delle guide, a cui le guide ch'egli mi assegnò si resero in certo modo responsabili della mia persona. Poi delle corde, catena inesorabile di sicurezza, con cui debbono legarsi insieme guide e viaggiatori nei punti in cui il suolo è più pericoloso.


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Tempesta e bonaccia. Romanzo senza eroi
di Marchesa Colombi
G. Brignola Editore
1877 pagine 172

   





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