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      Poscia, tentando di trovare il guado per guazzar quel fiume, e anche il fiume dell'Oro che è maggiore del fiume Ebro, si fermò alcuni dì in quelle popolazioni degli Indiani mangiando il loro pane e degli ajes che davano volentieri per poca cosa. E il sabato ai 29 di marzo giunse all'Isabella, dove già erano nati dei meloni buoni da mangiare, non essendo ancora passati due mesi da che erano stati seminati, e parimenti cocomeri vi erano nati in 20 giorni, e una vite selvatica di quelle del paese aveva prodotte delle uve, essendo stata coltivata, le quali erano buone e tonde. E il dì seguente un contadino raccolse spiche del frumento che avevano seminato alla fine di gennaio. Eravi altresì del cece, ma più grosso di quello che era stato seminato; e in tre giorni uscirono sopra la terra tutti i semi delle piante che seminarono, e nel ventesimoquinto dì ne mangiarono. Le canne ancora di zucchero germogliarono in sette dì. Il che procedeva dalla temperie dell'aria, assai conforme a quella del paese nostro perché era più fredda che calda, senza contare che le acque di quelle parti sono molto fredde e sottili e sane.
      L'Ammiraglio rimaneva assai soddisfatto della qualità dell'aria, della fertilità e della gente della regione. E il martedì, che fu il primo aprile, venne un messaggero da San Tommaso, mandato da mossen Pietro che ivi era restato come capitano, e portò novella che gl'Indiani del paese se ne fuggivano, e che il cacico chiamato Caunabó si metteva ad ordine per venire ad ardergli la fortezza.


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Historie del S.D. Fernando Colombo
(Vita di Cristoforo Colombo)
di Fernando Colombo
pagine 337

   





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