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      Ma l'Ammiraglio, non volendo fermarsi senza gran cagione, partì il sabato ai 25 di aprile, e andò all'isola della Tortuga, la quale giace 6 leghe e più all'occidente. Presso a questa stette quella notte con le vele spiegate in gran calma e con maretta che ritornava dalle correnti. Poscia il dì seguente con [vento di] Nord-Ovest, e dalle correnti dell'occidente fu costretto a ritornare verso l'Est ed a sorgere nel fiume Guadalquivir, che è nella medesima isola, per aspettare vento il quale superasse le correnti; le quali e allora e l'anno passato nel suo primo viaggio aveva trovate in quelle parti assai grosse verso oriente.
      Quindi il martedì ai 29 del mese con buon tempo giunse al porto di S. Nicolò, e da questo traversò all'isola di Cuba, la quale cominciò a costeggiare dalla parte di mezzodì; e avendo navigato una lega oltre al Capoforte, entrò in una gran bassura ch'ei chiamò porto Grande, la cui entrata era profondissima e [aveva] 150 passi di bocca. Quivi egli gettò le ancore e prese alcun rinfrescamento di pesce arrostito e huttie, delle quali cose gl'Indiani avevano grande abbondanza. Il dì seguente poi, che fu il primo di maggio, quindi partì, navigando lungo la costa, nella quale trovò di comodissimi porti, di bellissimi fiumi, e di molto alte montagne: e in mare, da che lasciò la Tortuga trovò molta di quell'erba che nell'Oceano aveva trovata, andando e venendo di Spagna. E poiché radeva la terra, assai gente di quell'isola nelle canoe veniva ai navigli, credendo che i nostri uomini fossero discesi dal cielo, portando di quel pane, e dell'acqua, e del pesce, e donando il fatto loro allegramente senza domandare cosa alcuna.


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Historie del S.D. Fernando Colombo
(Vita di Cristoforo Colombo)
di Fernando Colombo
pagine 337

   





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