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      Laonde, poiché egli aveva la bacchetta e l'autorità del Re, la quale di tutto quello che sopra ciò potesse succedere li assicurava senza che ne ritornasse a loro pregiudizio, li esortava a fare quello che li consigliava, per cui non potevano errare.
      Con queste, e con altre tali parole, dipendenti dall'odio che egli al prefetto portava, e con la speranza dell'utile, tirò tanti alla sua devozione che un giorno, essendo tornato il prefetto da Suragna all'Isabella, alcuni d'essi deliberarono di dargli delle pugnalate, tenendo ciò per così facile cosa, che avevano apparecchiato un laccio per appiccarlo dopo morto. E la cagione per cui allora più s'erano a ciò incitati fu la prigione d'un Barahona amico dei medesimi congiurati, contro il quale, se Dio non ispirava in animo al prefetto che non procedesse all'esecuzione della giustizia, senza dubbio l'avrebbero ucciso.
     
      CAPITOLO LXXIV
     
      Come Orlando tentò di sollevare la Villa della Concezione e mise a sacco l'Isabella.
     
      Vedendo Orlando che la morte del prefetto non era seguita secondo il suo desiderio, e che la sua congiura era già scoperta, deliberò d'impadronirsi della terra e della fortezza della Concezione, parendogli di poter quindi facilmente soggiogar l'isola. Per esecuzione di che gli venne molto a proposito l'essere assai vicino alla suddetta villa: perché, mentre era il prefetto fuori, era stato da don Diego mandato con 40 uomini per quella provincia a pacificare gl'Indiani che s'erano sollevati e avevano lo stesso pensiero d'impadronirsi della medesima villa e di ammazzare i Cristiani.


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Historie del S.D. Fernando Colombo
(Vita di Cristoforo Colombo)
di Fernando Colombo
pagine 337

   





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