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      E quantunque egli dovesse aver confidenza nei suoi servitori e gente di onore, non avrebbero però potuto bastare contro tanto numero, e che ogni dì venivano molti a congiungersi a loro. La qual cosa l'Ammiraglio aveva già conosciuto per esperienza perché, quando era l'Orlando presso a San Domingo, fece far la mostra di quelli che dovevano uscire a combattere, se fosse stato necessario; e aveva notato che, fingendosi l'uno zoppo e l'altro ammalato, non si erano trovati 70 uomini, fra i quali non ve n'erano 40 dei quali avesse potuto fidarsi. Per la qual cosa il dì seguente, che fu ai 17 d'ottobre dello stesso anno 1498 i sopraddetti, Orlando, e gli altri principali che con lui vollero andare a trovar l'Ammiraglio, gli mandarono una lettera sottoscritta da loro, dicendo che, per assicurare le loro vite si erano partiti dal prefetto, il quale cercava via e modi per ammazzarli, e che, essendo servitori di sua Signoria illustrissima, la cui venuta aspettavano, come di personaggio che avrebbe ricevuto in servizio quello ch'essi fatto avessero per loro obbligo, avevano impedito alla gente loro il far danno o pregiudizio alcuno alle cose di sua Signoria, come avrebbero potuto far comodamente. Ma, poiché essendo ella arrivata, non solo non ne li ringraziava, ma pensava e instava a procacciar vendetta e far loro danno per far con suo onore quel che avevano deliberato di fare e per aver libertà di farlo, toglievano commiato da lui e dal suo servizio.
      Avanti che questa lettera fosse data all'Ammiraglio, aveva già egli risposto all'Orlando col mezzo del Carvagial, che a lui aveva mandato, narrandogli la confidenza ch'egli sempre aveva avuto in lui, e la buona relazione che della sua persona ai Re Cattolici aveva fatto, e dicendo non avergli scritto temendo d'inconveniente se fosse stata veduta sua scrittura fra il volgo, da cui egli avesse potuto ricevere pregiudizio: e che però in luogo di sottoscrizione e scrittura gli aveva mandato quella persona di cui egli sapeva quanto si fidava, la quale egli poteva stimare come suo sigillo, che era il castellano Ballestrer: e però vedesse quel che di ragione doveva farsi, che in tutto l'avrebbe trovato prontissimo.


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Historie del S.D. Fernando Colombo
(Vita di Cristoforo Colombo)
di Fernando Colombo
pagine 337

   





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