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      Nel qual tempo, che fu il giovedì l'ultimo di giugno, avendo l'Ammiraglio preveduta cotal fortuna, poiché gli era stato negato il porto per suo scampo si ritirò il meglio ch'ei poté verso terra con lei riparandosi, non senza assai doglia e dispiacere della gente della sua armata, a cui, perché veniva in sua compagnia, mancava quella accoglienza che anche agli stranieri sarebbe stata fatta non che a loro che erano di una stessa nazione, perché temevano che per l'avvenire avvenisse loro il medesimo, se alcun infortunio loro succedesse. E ancorché l'Ammiraglio nel suo interno sentisse quello stesso dolore, più glielo raddoppiava l'ingiuria e ingratitudine usatagli nella terra da lui data loro in onore ed esaltazione di Spagna; ove gli era negato il rifugio e il riparo della sua vita. Ma con la sua prudenza e col buon suo giudizio si sostenne con la sua armata, fin che il dì seguente, crescendo il temporale e sopravvenendo la notte con grandissima oscurità, si partirono 3 navigli dalla sua compagnia ciascuno per il suo cammino: gli uomini dei quali sebbene corressero gran pericolo tutti, e ciascuno stimasse che gli altri fossero sommersi, quelli nondimeno che veramente patirono furono del naviglio Santo il quale per sostenere il battello con cui era andato in terra il capitan Terreros, lo portò alla poppa legato con le gomene riversato, finché fu sforzato lasciarlo e perderlo, per non perder se stesso. Ma assai fu maggiore il pericolo della caravella Bermuda la quale, essendosi messa in mare, v'entrò fin sopra le coperte: onde ben si vide che a ragion l'Ammiraglio procacciava di commutarla: e tutti ebbero per certo che il Prefetto, suo fratello, dopo Iddio col suo sapere e valore l'avesse salvata perché, come di sopra abbiam detto, nelle cose di mare non si trovava allora uomo più pratico di lui.


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Historie del S.D. Fernando Colombo
(Vita di Cristoforo Colombo)
di Fernando Colombo
pagine 337

   





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