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      Poi ai 17 del mese uscimmo al mare largo per seguire il nostro viaggio: e giunti a Guaiga, che è un fiume 12 leghe lontano da Aburema, l'Ammiraglio comandò alle barche che andassero in terra: le quali, mentre che andavano, videro più di 100 Indiani nella spiaggia, dai quali furiosamente furono assaltate, entrando essi nell'acqua fino alla cintura, e vibrando le loro zagaglie, e suonando corni e un tamburo in atto di guerra, per difendere la regione, e gittando dell'acqua salsa verso i Cristiani, e masticando erbe, e spruzzandole addosso a loro. Ma i nostri, non movendosi, procacciarono di acquetarli, come fecero: e perciò finalmente accostaronsi per barattare gli specchi che essi portavano al collo, chi per due sonagli, e chi per tre. Così vi furono 16 specchi d'oro fino che valevano 150 ducati.
      E il seguente giorno, che fu il venerdì ai 21 d'ottobre, le barche ritornarono in terra per barattare: e avanti che alcun Cristiano smontasse, alcuni Indiani chiamarono, i quali stavano alla marina sotto alcune frascate che avevano fatte quella notte per guardar la terra, con paura che i Cristiani smontassero a far loro alcun dispiacere. Ma quantunque li chiamassero più volte, mai non volle venire alcuno: e nemmeno i Cristiani smontarono, senza saper prima di quale animo fossero, giacché, siccome poi si vide, li aspettavano con animo di assaltarli quando smontassero. Ma veduto che non veniamo fuori delle barche, suonarono i loro corni e il tamburo, e con molte strida saltarono in acqua, come il dì avanti, e vi entrarono, finché giunsero quasi alle barche, mostrando di voler tirar loro con le zagaglie se non tornavano ai navigli.


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Historie del S.D. Fernando Colombo
(Vita di Cristoforo Colombo)
di Fernando Colombo
pagine 337

   





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