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      E durò ciò fin tanto che fu acconcio il nostro naviglio, e fu noleggiata una nave, nella quale l'Ammiraglio e i suoi parenti e servitori s'imbarcarono, perché la maggior parte dell'altra gente rimase nella Spagnola.
      Facendo adunque vela ai 2 di settembre, uscimmo dal fiume per due leghe in mare, ove si sfesse l'albero del naviglio fino alla coperta e perciò l'Ammiraglio lo fece voltare indietro, e noi seguimmo con la nave il nostro cammino verso Castiglia. Nel quale, avendo avuto buontempo fin quasi al terzo del Golfo, fummo assaliti un dì da sì terribile fortuna, che la nave fu in grande pericolo. E il dì seguente, che fu il sabato ai 19 d'ottobre, essendo già bonaccia, e noi in riposo, l'albero si ruppe in 4 pezzi, ma il valore del Prefetto e l'ingegno dell'Ammiraglio, il quale non si levava dal letto per la gotta, vi trovarono rimedio, facendo un piccolo albero di un'antenna, e fortificando la metà di quella con corde e coi legnami dei castelli di poppa e di prora, le quali disfacemmo. Ci si ruppe poi in un'altra fortuna la contramezzana, e all'ultimo piacque a Dio che così navigassimo 570 leghe: nel fin delle quali giungemmo al porto di Sanlúcar di Barrameda, e quindi in Siviglia, dove l'Ammiraglio riposò alquanto dei travagli patiti.
      Indi il mese di maggio dell'anno 1505 partì per la Corte del Re Cattolico, perché già l'anno avanti la gloriosa Regina donna Isabella era passata a miglior vita: per cui non lieve dimostrazione di dolore fece l'Ammiraglio, essendo stata essa quella che lo sostentava, e favoriva, e avendo sempre trovato il Re alquanto secco, e contrario ai suoi negozi.


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Historie del S.D. Fernando Colombo
(Vita di Cristoforo Colombo)
di Fernando Colombo
pagine 337

   





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