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      Questo principio seguitò agli altri gonfalonieri uno male uso; perché, se disfaceano secondo le leggi, il popolo dicea che erano vili se non disfaceano bene affatto. E molti sformavano la giustizia per tema del popolo. E intervenne che uno figliuolo di messer Bondalmonte, avea commesso uno malificio di morte, gli furono disfatte le case; per modo che dipoi ne fu ristorato.
     
      Molto montò il rigoglio de' rei uomini, però che i grandi, cadendo nelle pene, erano puniti; però che i rettori temeano le leggi, le quali voleano che con effetto punissono. Questo effetto si distendea tanto, che dubitavano se l'uomo accusato non fusse punito, che il rettore non avesse difensione né scusa: il perché niuno accusato rimanea impunito. Onde i grandi fortemente si doleano delle leggi, e alli essecutori d'esse diceano: "Uno caval corre, e dà della coda nel viso a uno popolano; o in una calca uno darà di petto sanza malizia a uno altro; o più fanciulli di piccola età verranno a quistione; gli uomini gli accuseranno: debbano però costoro per sì piccola cosa esser disfatti?".
     
      Giano della Bella sopradetto, uomo virile e di grande animo, era tanto ardito che lui difendeva quelle cose che altri abbandonava, e parlava quelle che altri tacea; e tutto facea in favore della giustizia contro a' colpevoli: e tanto era temuto da' rettori, che temeano di nascondere i malifìci. I grandi cominciorono a parlare contro a lui, minacciandolo che non per giustizia ma per fare morire i suoi nimici il facea, abbominando lui e le leggi: e dove si trovavano, minacciavano squartare i popolani che reggeano.


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Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi
di Dino Compagni
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Bondalmonte Bella