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      E chi disse mal di loro mentirono: perché tutti furono disposti al bene comune e all'onore della republica; ma il combattere non era utile, perché i loro adversari erano pieni di speranza, Iddio gli favoreggiava, il Papa gli aiutava, messer Carlo avean per campione, i nimici non temeano. Sì che, tra per la paura e per l'avarizia, i Cerchi di niente si providono; e erano i principali della discordia: e per non dar mangiare a' fanti, e per loro viltà, niuna difesa né riparo feciono nella loro cacciata. E essendone biasimati e ripresi, rispondeano che temeano le leggi. E questo non era vero; però che venendo a' signori messer Torrigiano de' Cerchi per sapere di suo stato, fu da loro in mia presenza confortato che si fornisse e apparecchiassesi alla difesa, e agli altri amici il dicesse, e che fusse valente uomo. Nollo feciono, però che per viltà mancò loro il cuore: onde i loro adversari ne presono ardire, e inalzorono. Il perché dierono le chiavi della città a messer Carlo.
     
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      Ai cittadini colpevoli della distruzione della città.
     
      O malvagi cittadini, proccuratori della distruzione della vostra città, dove l'avete condotta! E tu, Amannato di Rota Beccannugi, disleale cittadino, iniquamente ti volgesti a' priori e con minacce studiavi le chiavi si dessono, guardate le vostre malizie dove ci hanno condotto!
     
      O tu, Donato Alberti, che con fastidio facevi vivere i cittadini, dove sono le tue arroganze, che ti nascondesti in una vile cucina di Nuto Marignolli? E tu, Nuto, proposto e anziano del sesto tuo, che per animosità di Parte guelfa ti lasciasti ingannare?


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Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi
di Dino Compagni
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