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      E tanto temerono la sua venuta, che disposono cercare accordo in questo modo.
     
      Che eglino ebbono uno savio e buono frate di Santo Spirito, il quale mandorono a Pistoia a messer [...] de' Vergellesi, de' principali cittadini, assai suo amico. E parlando con lui, il frate li fece molte promesse speziali e generali per parte della Signoria di Firenze, profferendoli la terra rimarrebbe libera e salda nelle sue belleze, e le persone salve e le loro castella.
     
      Quando il cavaliere sentì questo, lo manifestò agli Anziani, i quali, udendo il frate e la balìa avea, conchiusono l'accordo; non sanza volontà di Dio, che le grandi e piccole cose dispone, e non volle in tutto disfare quella città. O pietosa clemenzia, come gli conducesti in estremo fine! ché solo uno dì aveano vittuaglia da vivere, e poi si convenìa la morte per fame palesare a' cittadini. Di ciò sia tu, santissima Maestà, in eterno lodata! ché il pane che mangiavano i buoni cittadini, i porci l'arebbono sdegnato!
     
      Fatto l'accordo innanzi la venuta del Cardinale, la porta s'aperse a dì X d'aprile 1306; e tal cittadino vi fu, che per fame patita mangiò tanto, ch'egli scoppiò.
     
      I Neri di Firenze presono la terra, e non observorono loro i patti: perché tanto li strinse la paura che a loro non convenisse renderla, che subito sanza alcuno intervallo gittorono le mura in terra, che eran bellissime.
     
      Il Cardinale Legato, udite le novelle di Pistoia, fortemente si turbò; perché si credea esser tale, che rimedio v'arebbe posto. Andossene a Bologna, e quivi fece sua risidenzia.


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Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi
di Dino Compagni
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