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      Molti n'accolse, che speravano venire sì grandi con lui che in signoria rimarrebbono; e molti con belle parole, le quali assai bene colorava; e per la terra diceva: "Costoro s'appropriano tutti gli onori; e noi altri, che siamo gentili uomini e potenti, stiamo come strani: costoro ànno gli scherigli, i quali li seguitano: costoro ànno i falsi popolani, e partonsi il tesoro, del quale noi, come maggiori, dovremo esser signori". E così svolse molti degli adversari, e recò a suo animo; de' quali furono i Medici e' Bordoni, i quali li soleano esser nimici, e sostenitori di messer Rosso dalla Tosa.
     
      Quando rifatta ebbe sua congiura, cominciarono a parlare più superbamente nelle piazze e ne' consigli; e se niuno si opponea loro, li faceano senbiante di nimico. E tanto s'accese il fuoco, che, di concordia della congiura, i Medici e i Bordoni, e altri a ciò ordinati, assalirono lo Scambrilla per ucciderlo, e fedironlo nel viso in più luoghi: onde gli adversarii tennon che fatto fusse in loro dispetto; molto il vicitarono, e molte parole dissono; e guarito che fu, li dierono fanti alle spese del Comune, confortandolo che gran vendetta ne facesse. Questo Scambrilla era potente della persona, e per l'amistà di coloro cui egli seguiva: non era uomo di grande stato, ché era stato soldato.
     
      Crescendo l'odio per le superbe parole erano tra quelli della congiura e gli altri, si cominciò per ogni parte a invitare gente e amici. I Bordoni aveano gran sÚguito da Carmignano, e da Pistoia, e dal Monte di sotto, e da Taio di messer Ridolfo grande uomo di Prato, e dagli uomini di sua casa e di suo animo, tanto che a' congiurati prestò grande aiuto.


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Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi
di Dino Compagni
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