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      Tutto intorno, attraverso i grandi alberi folti, sull'estremo limite delle boscaglie, dietro i poggi incoronati di cipressi e di pini, pareva che la villa fosse avvolta dall'incendio. E giù, verso Roma, pareva che la fiamma di quell'incendio si riflettesse nelle nuvole ardenti del cielo, sui tetti delle case, fino al confine del lontano orizzonte.
      Paolo Cappello giunse sul limitare di piazza di Siena. L'immenso steccato era deserto; solo si vedeva lontano, sotto il gruppo di alberi del centro, una compagnia di pretini rossi, del Collegio germanico, giocare al pallone. La piazza era tutta circondata da un bosco cupo di querce, di cipressi, di pioppi, di pini: in mezzo al bosco, una palazzina bianca si annidava, come una colomba.
      Mentre Paolo si voltava da tutte le parti per scoprire i suoi amici, vide venire il legno dell'Ozanil e del Caligaris, che fino allora lo aveva seguito. Il legno si fermò, e l'Ozanil disse, ridendo nella barba nera e lucente:
      - Ebbene, come stiamo a coraggio?
      Paolo, a quella prima voce di scherno, si sentì riaccendere tutti gli spiriti, come un generoso corsiero al sibilare del frustino. Sorrise con quel suo fare d'indifferenza orgogliosa, e disse:
      - L'avete vista, Leona?
      - No, ma l'ha vista Sant'Elmo.
      - Ti avverto, peraltro - disse Gabriele Caligaris sporgendo fuori del legno la mano e il viso papagallesco - che se fra un quarto d'ora la grande impresa non sarà compiuta, io vado via, perché comincia a far freddo.
      In quel momento, proprio dal viale opposto a quello onde era venuto Paolo, apparve Leona accompagnata dal duca di Sant'Elmo.


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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167

   





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