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      Ella indossava un'amazzone che le aderiva al corpo come una maglia e scendeva in una stretta gonnella sul fianco del suo bel cavallino arabo; portava il cappello alto con il velo, e teneva le redini in una mano e lo scudiscio nell'altra. Infilò, con il duca, il viale a destra, che mette capo al tempietto di Faustina.
      Anche Paolo si mosse, e tenne loro dietro. Sotto i filari dei grandi alberi oscuri, delle statue annerite e ammuffite dal tempo sorgevano lungo una cancellata di ferro. In fondo gli avanzi di doratura dei capitelli corinzi del tempietto sfavillavano ai raggi estremi che il sole mandava dalla cima luminosa di un colle. E Paolo vedeva l'ardita e bella figura di Leona, eretta in quel bagliore occidentale, guidare il cavallo con elegante maestria, senza affatto voltarsi. Il viale era quasi deserto.
      Il conte Cappello, sentendo dietro a sé il rumore del legno del Caligaris sulla sabbia, e le risa discrete dei due amici, fu preso da un iroso desiderio di finirla al più presto, e spronando il suo baio si trovò a lato della cavallerizza. Ella arrestò il suo morello d'un tratto.
      - Sapete - disse Paolo alquanto eccitato - che ho fatto una scommessa con Sant'Elmo?
      - Gliel'ho detto io - rispose il Sant'Elmo, fissando con i suoi occhietti stanchi e beffardi il giovane conte.
      Leona era divenuta pallidissima. Mormorò, con voce tremante.
      - No hacia Usted tonterias... Non faccia sciocchezze, la prego.
      - Che male c'è? - replicò Paolo che si sentiva a disagio e non sapeva come uscire da quell'imbroglio.


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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167

   





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