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      ...
      Ella arrossì fino alla cima dei capelli; voltò la testa dall'altra parte, e rispose piano:
      - Così.
      - Ma pure?...
      - Così. Perché ti amo.
      - Ma se mi ami, perché mi hai trattato a quel modo?...
      - Perché... così. Ma non parliamo di ciò, ti prego. Che t'importa? Non ti basta che ti ami? Non volevi questo?
      E non c'era verso di cavarle altro di bocca. Paolo provava una sensazione assai dolce, avendo quella fanciulla vicino a sé, mentre egli era malato. Essendosi accorto che ella lo carezzava durante il sonno, perché il dottore aveva ordinato che non lo disturbassero, certe sere fingeva di addormentarsi. Allora Leona gli prendeva una mano, gliene baciava a una a una le dita, gliene baciava la palma, gliene baciava il dorso; poi lo baciava piano sugli occhi sulla lacerazione quasi già cancellata del viso, sulla bocca, pianamente, mormorando delle parole spagnole con la voce gonfia di tenerezza:
      - Pobrecito!... Amar de mi alma!... Gachòn mia!... Hijo mio! Hijo mio!...
      E durava così per qualche ora, finché Paolo non faceva un movimento un po' brusco. La ragazza allora, spesso con le lacrime agli occhi, s'allontanava in punta di piedi e si metteva in ginocchio davanti al divano; cavava dal petto una corona e un abitino della Madonna, e pregava con un ardore così sincero, che nessuno avrebbe riconosciuto in quella fanciulla devota, dall'acconciatura modesta e dimessa, dalla pietà viva e profonda, la cavallerizza del Circo equestre dei fratelli Balzano.
      Come Paolo era entrato in convalescenza, i suoi amici erano venuti a trovarlo e a fargli un po' di compagnia.


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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167

   





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