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      - Me quieres? dimmi que me quieres, niño mio. Come sei bello! come sono belli i tuoi occhi! come sono belli i tuoi capelli! Tu non sai come ti amo, chico!
      Egli allora cercava di attirarla a sé, per ricambiarle le carezze; ma ella, dolcemente, glielo impediva.
      - No, no, sei ancora tanto debole! - gli diceva.
      Ma non si sentiva la forza di resistergli troppo; e si lasciava lei pure carezzare e baciare le mani, gli occhi e la bocca, sorridendo con una certa vergogna. Ella non accennava mai nei suoi discorsi alla scena di Villa Borghese; ma ricordava molti particolari antecedenti, ai quali egli non s'immaginava punto che ella avesse badato. Una sera, mentre lei gli teneva sollevata la testa, perché gli erano tornate le trafitture alle tempie, e divideva un gelato con lui, Paolo le chiese:
      - Quando hai cominciato ad amarmi?
      - La prima volta che ti ho veduto - rispose lei semplicemente.
      - E perché non me lo hai detto?
      - Perché non volevo essere la tua amante, allora.
      - E ora?
      Con un atto di grazia indefinibile, ella gli abbandonò la bella testa bruna, dai capelli abbondanti e impregnati di un profumo caldo, sul seno. Egli si divertì a scioglierle la massa dei capelli neri, ad affondarvi dentro la faccia, il collo, le mani.
      - Ahi! ahi! - gemeva lei ogni tanto ridendo e cercando di divincolarsi.
      - Ah, come mi fa bene! ah, come mi fa bene! - diceva lui respirando quel profumo acre e penetrante.
      Ma come ella vide che gli occhi gli si accendevano, si trasse indietro, si raccolse in fretta i capelli sulla nuca e minacciò il giovane, levando il dito per chiasso, e dicendo:


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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167

   





Villa Borghese Paolo