Pagina (23/167)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Ne scrisse, prima di partire per Napoli, a un amico, il quale gli rispose per telegramma, mentre egli appunto metteva il piede sulla predella del vagone, che il nido era trovato. Paolo diede l'annuncio a Leona, la quale lo ringraziò con un sorriso adorabile.
      Che viaggio fu quello! Era una mite sera d'ottobre: il mezzo vagone, che Paolo aveva preso tutto per loro due soli, aveva, oltre i due sportelli da lato, una lunga vetrata dirimpetto al sedile: Paolo poi aveva disposto, prima della partenza, che fosse tutto adornato di fiori e di stoffe orientali, tra le quali Leona, ravvolta in una preziosa pelliccia di martora, si rannicchiava come un uccello freddoloso.
      Il treno, rombando e fischiando, correva: e, come quel vagone era l'ultimo, così attraverso il cristallo di mezzo, si vedeva allargarsi la campagna solitaria e oscura: dei grandi alberi parevano fuggire, come ombre di belve, all'avvicinarsi della locomotiva; dei gruppi di case biancheggiavano ancora fra le balze, alla luce dell'estremo crepuscolo. Lontano, un lembo di cielo appariva ancora chiaro: e le nuvole vi si intagliavano più nere e più enormi, mentre la luna, pallida e grande, a poco a poco sorgeva dietro una catena di monti.
      Paolo si era messo a giacere ai piedi della sua amata e, la testa appoggiata sulle ginocchia di lei, la divorava con gli occhi, in silenzio. Ella rosicchiava delle violette candite, che teneva nel grembo, e sorrideva: ogni tanto si curvava su di lui e gli metteva in bocca una violetta e un bacio umido e lungo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167

   





Napoli Leona Paolo Paolo Leona Paolo