Pagina (27/167)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ogni fetta di mela, ogni acino di uva, ogni marrone candito, ogni sorso di vino o di caffè bisognava che glielo mettesse in bocca lui con la sua bocca; e lei rideva, di un riso tremante, accendendosi a poco a poco, dichiarando che i bocconi così le parevano più saporiti.
      Poi era lui che voleva bere lo sciampagna nel cavo delle mani di lei. Era una faccenda delicata e deliziosa. Prima di tutto, bisognava che lei si rimboccasse le macchine di trina; e i bei polsi bianchi e vigorosi apparivano ignudi sotto i cerchi d'oro dei bracciali. Ella protendeva le due mani raccolte a guisa di coppa; egli, inginocchiato su un cuscino di raso, versava il vino spumeggiante e ardente, come oro liquido, si chinava e cominciava a bere. Ma sollecitata dalle carezze della lingua di lui, Leona si contorceva e rideva, spasimando, finché cadeva sul divano, come svenuta.
      Così lasciavano venire la sera; e allora andavano a spasso. Leona, dopo l'abbandono di tutta se stessa, già cominciava a manifestare dei gusti plebei, e voleva sempre andar a pranzo fuori di casa, in qualche gargotta di Posillipo o di Pozzuoli. E Paolo, ridendo di quel capriccio, ve l'accompagnava. Il più sovente si recavano in una piccola trattoria aperta da un oste romantico sulla tragica rovina del palazzo Donn'Anna. Andavano diritti alla sala estrema, aperta, per un vano, sul mare.
      Era un'antica sala dai muri foschi e cadenti, butterati di fori neri: il soffitto alto si squarciava da un lato, scoprendo un lembo di cielo profondo, dove qualche stella ammiccava, pallida e tremolante; sotto un ammasso di pietre che sostenevano, contro la furia dell'onda, l'apertura rassomigliante alla bocca di una spelonca, il mare procelloso mugghiava, urlava, spumeggiava e conquistava i sotterranei destando, con rombi formidabili, gli echi morti di quella fantastica rovina.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167

   





Leona Posillipo Pozzuoli Paolo Donn'Anna Leona