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      - Leona, ti adoro, ti adoro!
      Ella l'avvolgeva tutto con la carezza dei suoi grandi occhi neri e gli serrava il braccio con il braccio. Poi gli diceva:
      - Chico! come ti voglio bene! Quando penso che tu sei tanto buono con me, con la povera Leona, e che sono qui, al tuo fianco, non so, ma mi sento venire le lacrime agli occhi... Senti, è vero che non mi abbandonerai mai sola al mondo? Sono una povera ragazza, sai, e non ho altri che te, te, a cui ho dato tutto, tutto... lo sai!...
      - Amore, perché mi fai questi discorsi? Cattiva! Tu sai bene che io ti amo, che io ti idolatro... Come farei a vivere senza di te?
      La riviera, palpitante di lumi, si incurvava davanti a loro lontano, fino a Resina. Il grande occhio di fuoco del Vesuvio lampeggiava e si spegneva, a intervalli eguali, sull'orizzonte. Più in qua, il faro brillava di una luce più languida, ora bianca, ora verde, sempre diversa. E tra la riva e il Castel dell'Ovo, che torreggiava a poche braccia di distanza come un gran masso ciclopico, le onde si querelavano mugghiando cupe e venivano irose a urtare sulla spiaggia sassosa, levando alti sprazzi che talvolta, ricadendo sui marciapiede, giungevano fino ai due amanti. Leona dava un piccolo grido e si ritraeva. Paolo ne profittava per metterle un bacio tra i capelli o sul collo, alla ventura.
      - Se un giorno - ripigliava Leona - la mia compagnia ti infastidisse, dimmelo; io saprò morire; ma star sola, no, mai, mai, mai!
      - O che grullina! - esclamava Paolo, invaso da una tenerezza infinita.


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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167

   





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