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      Come sarebbe stata contenta di vivere sempre in una casa come quella, fra tanti oggetti carini, con l'amante suo... Oh, mio Dio, se codesto avesse potuto durare!... Un'ombra nera, a volte, le sorgeva nel cuore; ma ella si consolava pensando che non aveva ragione di sospettare. Paolo l'adorava; perché non avrebbe seguitato a volerle sempre lo stesso bene? Ella sarebbe stata così umile, così sottomessa... A ogni modo, ora non voleva pensare a nulla - e scrollava le spalle: - poi sarebbe stato quel che sarebbe stato.
      Per cacciare via i cattivi pensieri, sedeva al piano, che ella suonava un poco, e canticchiava delle canzoni popolari del suo paese. Erano melodie semplici e appassionate, piene talvolta di un'allegria spensierata e scomposta, talvolta di una mestizia infinita. Ella cantava senza avere studiato, come gli uccelli; e non di meno sapeva dare al suo canto un'espressione così immediata e sincera, che la gente si fermava per la via ad ascoltare. Segnatamente quando ella diceva alcune frasi che poco o molto si potevano riferire alla sua condizione, il suo canto diventava qualcosa di così puro, di così alato e insieme di così intensamente comunicativo da parere che ella prorompesse davvero nelle risa e nei singhiozzi onde accompagnava quelle armonie bizzarre, a strappi e a riprese, mescolate di sibili, di grida, di voci inattese e di cadenze indefinibili, di ondeggiamenti inafferrabili e irriproducibili. Così quando cantava
     
      Ay! que placerQue es el amar
      Si se halla un almaAngelical!


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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167

   





Dio Paolo