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      Uno di loro le fece un gesto e un sorriso: ella trasalì, e guardò più attentamente: non era lui. Il signore si alzava: ella, invasa dalla paura, fuggì. Dietro a lei un venditore di giornali gridava in tono lamentoso e nasale, come se ripetesse qualche preghiera:
      - O pungolo! O piccolo!
      Ella risalì via Toledo, di fretta, tra le bancarelle ancora rimaste in piedi e le poche botteghe ancora aperte, senza guardare nessuno, senza vedere nessuno. Si trovò al largo della Carità, dove la statua di Carlo Poerio pareva vigilare nell'ombra: due o tre passanti si fermarono, la guardarono, poi le tennero dietro per un poco: quando si accorsero che fuggiva, scrollarono le spalle e tornarono indietro. Ella correva, correva, senza prendere fiato: ogni tanto si guardava attorno, se vedeva degli uomini, senza fermarsi. Una volta le parve di riconoscere Paolo: il cuore le diede un balzo; corse diritta a quell'uomo, che si fermò, e le disse:
      - Buona sera, carina!
      Non era lui: fuggì. L'uomo rimase trasecolato. Quando ella si trovò in piazza Dante, quasi deserta, si fermò ansante, e bisognò che si appoggiasse con le spalle a un chiosco chiuso. Si mise la mano sul cuore, e pensò: - Che fare? che fare? come ritrovarlo, a quell'ora? Oh Signore! e se egli non fosse tornato mai più? - Delle lacrime cocenti le gonfiarono gli occhi. Ora il freddo le raggricciava la pelle e le penetrava nelle ossa. Se avesse almeno potuto indovinare dove egli si trovava! Forse in un caffè, forse in un albergo, forse in giro, per la città, per quella oscura città sterminata.


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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167

   





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