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      Lasciò Paolo in salotto, e andò a lavarsi e a mutarsi gli abiti in camera. Di lì a qualche minuto ricomparve, fresco e profumato, la rada barbetta ancor umida, la sperticata figura avvolta in un abito da società.
      Pose le mani inguantate sulle spalle di Paolo, e gli domandò sorridendo bonariamente:
      - Dimmi la verità: sei ancora innamorato di Leona?
      - Mah... - balbettò Paolo.
      - Mi basta questo. Sai perché sono venuto io qui? Sono venuto perché tua madre mi ci ha costretto. Alle corte: tua madre vorrebbe che tu lasciassi Leona. Se tu la lasci, ti paga tutti i debiti, e ti cresce l'assegno fino a duemila lire il mese; se non la lasci, neanche un soldo - e levava il dito in aria con accento burlesco - neanche un soldo!
      - E perché non ha risposto alle mie lettere?
      - Questo non lo so. Ti posso dire che ha pregato me di trovare gli argomenti per persuaderti. Io gliel'ho detto: - qui non è il caso di trovare argomenti. Se è ancora innamorato, non c'è argomento che tenga; se non è innamorato, il miglior argomento è la promessa di levarlo d'impiccio. - Ora sai perché sono venuto; sei avvisato di tutto e vedrai quel che devi fare. Ah! - conchiuse mandando un sospiro di soddisfazione - anche questa è fatta!
      Il pranzo in casa del conte Paolo non fu molto allegro. Il conte pareva stranito: pigliava poca parte alla conversazione, rispondeva a scatti come se si riscuotesse da un sogno, cercando di dissimulare la propria preoccupazione. Leona, un po' insospettita, spiava tutti i suoi atti ed esaminava bene anche il nuovo venuto come per accertare qualcosa, che ella già indovinava per aria.


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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167

   





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