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      Gabriele, adducendo la stanchezza del viaggio, prese commiato e uscì. Mentre un legno lo portava all'albergo, egli pensava:
      - Sono cotto! come è vero Dio, sono cotto! Ah, le donne! Bisogna convenire per altro che questa qui è un boccone da papa. E poi, tanto buona, tanto disgraziatina! Ma guarda un po' le combinazioni!... E quell'imbecille di Paolo... Non se la meritava ah!, non se la meritava davvero! Basta: io dei torti non voglio farne a nessuno; ma quella lì... sarei un asino se me la lasciassi scappare.
      Il giorno dopo si alzò con l'idea di sentire Paolo cosa contasse di fare. Lo trovò verso le quattro davanti il caffè d'Europa, che guardava il corso delle carrozze.
      - Vieni - gli disse - andiamo a lasciare un biglietto da visita alla duchessa di Castelbuono, e poi si fanno due passi prima di andare a tavola.
      La duchessa di Castelbuono abitava al Gesù. I due amici salirono bel bello per Toledo, in mezzo alla folla che ingombrava i marciapiedi a quell'ora. Nel dolce tramonto di aprile le vetrine delle botteghe scintillavano: il cielo di un turchino languido si accendeva di rosso verso Capodimonte.
      - E così - domandò il Caligaris - hai riflettuto a quel che ti dissi?
      - Senti, amico mio - rispose Paolo, che si aspettava quella domanda - a me non mi basta l'animo di abbandonare così quella donna. Ciò che tu mi proponi sarebbe la mia salvezza; ma come si fa? Leona, se la lascio, commette qualche sproposito.
      Gabriele sorrise; e soggiunse:
      - Bah! tu sei gran vanitoso, figliuolo mio.
      - Bisognerebbe che avessi veduto tu gli squasimodei che vedo io da un paio di mesi!


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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167

   





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