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      - Che lasci me - fece Leona con voce rauca. - E a Paolo... lo avete detto?
      - Iersera, appena arrivato.
      - E cosa vi ha risposto?
      - Iersera, nulla. Ma oggi mi ha confessato che la combinazione gli farebbe piacere, se potesse trovare un modo, diciamo così, pulito, di sbarazzarsi di voi.
      Leona si era levata in piedi, fremendo, e tormentava fra le dita i lunghi cordoni di seta rossa della sua veste da camera. Dopo alcuni minuti riprese con accento indefinibile:
      - Vi ha detto proprio così?
      - Proprio così.
      Di nuovo, entrambi rimasero muti. Gabriele riprese:
      - Bisogna che sappiate tutto. Ebbene, vi dirò anche che io ho proposto a Paolo di dirvi ogni cosa stasera; e Paolo ha accettato.
      Senza rispondere sillaba, Leona si affacciò alla finestra. Si sentiva gli occhi arsi, la gola serrata; non udiva e non vedeva più nulla. La brezza fredda della notte alta le penetrava fra le vestimenta, e le raggricciava le carni: ella ne provava un sollievo, quasi che si sentisse tornata alla vita da un abisso ove si era perduto tutto il suo essere. Guardò un istante il Vesuvio, che lampeggiava rosso sul mare; e rise, come una pazza. Improvvisamente si voltò e chiese a Gabriele che la sorvegliava, un po' inquieto:
      - Mi volete prestare mille lire?
      Egli, cavallerescamente, cavò di tasca il portafogli e glielo porse.
      Leona se lo mise in tasca, con un modo inconsapevole, senza neppure dire grazie. Poi, rivolta all'amico, in tono supplichevole, ma perentorio:
      - Ora lasciatemi - soggiunse.
      - Vi lascio - rispose il Caligaris - ma prima voglio dirvi una cosa.


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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167

   





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