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      E la musica dell'orchestra copriva il rumore delle voci e delle risa, si mescolava all'animazione di tutte le sale, rilevava i brani di conversazione, gli atti delle dame, le maldicenze sommesse dei gentiluomini. Ogni tanto, qualche signorina, qualche signora giovane attraversava i gruppi degli invitati, e correva da una parte: delle signore si alzavano, delle altre si mettevano a sedere, stanche e rosse dal ballo: un effluvio di essenze, di cipria, di fiori, di carni femminili riempiva l'aria già calda, accrescendo lo stordimento prodotto dai lumi, dal continuo avvicendarsi della gente, dal rumore del ballo e dell'orchestra, dall'ebbrezza tumultuosa della serata.
      Nel vano di una finestra il Sant'Elmo, sempre con quel suo sogghigno di scetticismo annoiato sulle labbra, diceva a Giorgio Ozanil che aveva finalmente lasciata la signorina Moos:
      - Hai finito, ragazzaccio? Adesso, o vieni via, o vado via solo; perché non intendo mancare alla cena della Perla di Granata.
      - Vengo subito disse l'altro - ma lasciami almeno riposare un momento, seccatore che sei!
      - Bisogna essere un gran bambinone, come te, per divertirsi ancora a fare dei salti - continuava il Sant'Elmo, scrollando la testa calva.
      In quel momento la signora von Moos passava al braccio di Paolo Cappello, dicendo:
      - Eh via, chi crede oramai a tutte le vostre dichiarazioni?
      - Sembra che Paolo si consoli - disse il Sant'Elmo con il suo risolino stridente.
      - Perbacco! ma Leona si è consolata da un pezzo - rispose l'Ozanil che seguitava ad asciugarsi la fronte.


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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167

   





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