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      Ma era l'affare di un istante; subito dopo, la naturale franchezza dell'indole ripigliava il sopravvento, e la gentile creatura non badava più che a divertirsi e a far divertire.
      Il conte Paolo Cappello entrò nel salone ammiccando in giro per riconoscere qualcuno; poi si avviò alla volta di Leona e le fece un inchino cerimonioso e profondo sino all'affettazione. Si aspettava, da parte di Leona, un'accoglienza fredda; lei, al contrario, fece un vivo atto di piacere, vedendolo; gli stese la mano, la bella mano bianca coperta di anelli e gli disse:
      - Oh, caro Paolo! Cuanto me gusta di vedervi dopo tanto tempo che non ho avute vostre notizie! Che ve ne siete fatto della vostra vita? Sedete un po' qui: raccontatemi!
      Tutto questo era detto con tanta sincerità, con tanta disinvoltura, che il conte rimase un po' imbarazzato. Sedette vicino a Leona, e le raccontò come aveva passato l'estate in Svizzera, a Saint-Moritz, dove era freddo quasi come l'inverno; le descrisse le escursioni fatte sulle montagne, le persone che aveva veduto, i guadagni che aveva fatto al giuoco, perché - caso straordinario! - quell'anno aveva avuto fortuna...
      - E a Napoli ci siete più stato? - interruppe semplicemente Leona.
      - Oh no!... mi farebbe troppo male - rispose Paolo tentando di pigliare un accento sentimentale.
      Leona diede in una sonora risata; e, come un'amica le si accostava per domandarle qualcosa, ella piantò Paolo e andò con l'amica dall'altra parte del salone.
      Paolo guardava attorno a sé tutta quella folla varia e rumorosa, e provava un'uggia indefinibile.


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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167

   





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