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      E la donna violenta, la donna vivace e ingenua, quella che ha sempre pronto il riso e le lacrime, quella che ha le ire terribili e fuggitive e le tenerezze improvvise, quella che non medita mai la vendetta ed è pronta sempre al perdono, quella appunto è la donna che rimane colta alle panie dell'amante così amabile e così perverso.
      L'uomo femmineo è supremamente egoista. Avendo comuni con le donne tutti gli artifizi, tutte le civetterie, tutte le piccolezze, e non avendo d'altra parte gli istinti di protezione e di imperio dell'uomo completo, codesto individuo neutro, senza sesso, non si lascia sedurre dai vezzi che egli istintivamente conosce e talvolta esercita; cosicché la maggior attrattiva della donna, la grazia, non ha presa su di lui. Vanitoso egli stesso, intende e sa valutare gli effetti premeditati del sorriso, dell'acconciatura, dell'apparato decoramentale, onde le donne lusingano e soggiogano gli uomini. Nelle battaglie dell'amore egli adopera le stesse armi di cui le donne, spesso, si servono in buona fede; ma egli se ne serve pensatamente, misurando bene i colpi, numerando le ferite. Le donne, pur conoscendo quelle arti, da parte di un uomo non se le aspettano, e vi restano prese: allora, se sono false esse pure come il loro amante, ne ridono insieme a lui, e diventano presto amici e alleati; se sono ingenue e sincere, ne rimangono vittime.
      Il conte Paolo Cappello era, come si è potuto vedere, appunto uno di codesti uomini, non punto rari nella promiscuità decadente di questa fine di secolo.


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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167

   





Paolo Cappello