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      Ciascuno teneva in una mano il suo moccolo, e nell'altra la pertica sormontata di un ventaglio fisso; e facevano a chi spegneva più moccoli. Leona, tutta protesa fuori della loggia, scarmigliati i capelli, rossa in viso, agitava sul carro la sua ventola; e a ogni colpo spegneva un moccolo, mentre il suo restava sempre acceso. Invece, Nadina e Paula, le quali badavano troppo ai loro moccoli, non riuscivano a spegnerne neppure uno della schiera avversaria. Leona, che si accorse di questo errore di tattica, tutta ardore com'era per il trionfo dei suoi, gridò:
      - Giù, giù tutti! insieme, tutti insieme!
      Uomini e donne della loggia obbedirono. D'un tratto, come per un formidabile soffio di vento, i moccoli del carro furono tutti spenti. La folla batté le mani fragorosamente. Il carro si mosse e proseguì lentamente verso piazza del Popolo. Altre vetture venivano dietro e si incrociavano con quelle che andavano verso piazza Venezia; allora erano nuove battaglie fra vettura e vettura; invece qualcuno di una vettura, che non poteva più difendere il moccolo dagli assalitori della via, lo porgeva a un altro di una vettura vicina; e la battaglia mutava di luogo.
      Lo spettacolo di quelle tre signore eleganti, le quali difendevano così eroicamente i loro moccoli, animò anche altri della via a tentare l'impresa di spegnerli: e presto una lotta numerosa e accanita scoppiò sotto la loggia di Leona. Ella, più ardita di tutti, levava alto le belle braccia, sottraendo il moccolo ai colpi degli assalitori; e ogni tanto, quando qualche mano di dietro o qualche pertica dalla via era sul punto di fare il colpo, dava un piccolo grido, e pronunziava qualche ingiuria in lingua italiana mescolata di castigliano:


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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167

   





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