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      Di quando in quando, su una strada meno frequentata, una povera donna, con uno scialle nero gettato sulle spalle e un fazzoletto rosso sulla testa, suonava l'organetto; e un uomo, vicino a lei, cantava una canzone dolce e monotona: una dozzina di sfaccendati si erano raccolti intorno a loro, e ascoltavano.
      Paolo e Leona sboccarono sul Foro romano che, pieno di sole e di statue rotte, si allargava davanti fino alla massa enorme del Colosseo, e infilarono la via che, costeggiando il palazzo dei Cesari, conduce a porta San Sebastiano. Fuori di porta, si trovarono sull'antica via Appia, chiusa ai lati da due muriccioli, onde le lille sporgevano i rami carichi di fiori leggermente violacei, la cui fragranza era diffusa per l'aria.
      La vettura, passando, alzava un fitto velo di polvere che luccicava al sole. Dei carri, delle carrette tirate da qualche mulo arrembato, con a lato il mulattiere, venivano lentamente verso Roma, levando un cadenzato tintinnio di sonagli; anche qualche altra vettura, che recava dei forestieri, con in mano un Baedeker legato in rosso, andati a visitare i monumenti, si incontrava con quella dei due amanti: poi, di nuovo, la strada bianca e la solitudine. Il cielo, di un turchino intenso, si stendeva senza una nuvola. Davanti la porta delle catacombe di San Calisto, delle altre vetture di forestieri aspettavano ferme, all'ombra: i cocchieri, scesi di serpe, bevevano vino e ciarlavano. Leona domandò all'amico:
      - Che c'è aquì?
      - Delle catacombe: vuoi vederle?
      - Catacombe?


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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167

   





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