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      - fece lei con un'espressione d'ingenua curiosità - pues, roba antica?
      - Sicuro! - rispose ridendo Paolo, che sapeva l'avversione della bizzarra creatura per tutti i monumenti, per tutte le reliquie pagane e cristiane, che formano la gloria dell'eterna città.
      - Ah!... - fece lei levando le mani con un gesto di terrore comico; e accennò al cocchiere di andare avanti.
      Ogni tanto, da una parte o dall'altra, appariva il cancello di qualche villa, un viale fiancheggiato di alberi o di siepi, e in fondo qualche statua o qualche fontana. Finalmente la doppia muraglia cessò, e la campagna romana, la grigia, brulla, sterminata e ammirabile campagna romana si allargò davanti ai loro occhi.
      A questo punto Leona ordinò al cocchiere di fermarsi e aspettare. I due giovani lasciarono il legno, e seguirono per un tratto, a piedi, la strada maestra. Alla loro sinistra la pianura si stendeva irregolare e gialliccia, solo interrotta da lunghe staccionate che si intersecavano e si perdevano all'infinito. Qualche raro albero sorgeva di quando in quando, come abbandonato, sulla gran pianura tranquilla; dove le rovine degli acquedotti ciclopici rosseggiavano e dilungavano, interrotti ogni tanto, come i tronconi di un rettile prodigioso. In fondo alla strada, dove terminava la discesa, la tomba di Cecilia Metella si levava alta e circolare, come un enorme tamburo barbarico, nel cielo smagliante.
      - Guarda com'è bello! - disse Leona, mostrando, con un gesto del braccio, il paesaggio.
      - Sì, è molto bello - rispose Paolo distratto.


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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167

   





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