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      Paolo ebbe appena il tempo di pagare e di raggiungere l'amica, che ella già si trovava sulla rasa campagna, lontano dalla strada maestra, a pochi passi dagli acquedotti romani, che gettavano un'ombra leggera sulle erbe arse e rase della pianura insonnolita nell'ozio del pomeriggio.
      Leona andava avanti e raccoglieva dei fiori selvatici che trovava sul suo cammino, e cantava. La sua voce alta e squillante si diffondeva per il silenzio, e faceva voltare i carrettieri; i quali passando sulla strada, guardavano sorridendo quella bella signora, che cantava nell'aperta campagna.
      Di quando in quando, una schiera di cornacchie passava a volo: allora Leona taceva e alzava la testa, con infantile curiosità, a mirare gli uccelli che si allontanavano.
      Ogni tanto una staccionata le si parava dinanzi; ella aspettava che Paolo la raggiungesse, saltasse la staccionata e poi sollevasse lei in braccio per aiutarla a passare dall'altra parte. E allora erano risa, contorcimenti, pugni che ella dava per chiasso al suo amante, il quale non voleva più metterla a terra. Egli le copriva di baci tutto il bel corpo che si sentiva palpitare sulla faccia; ella, fingendosi stizzita, gli lanciava qualche fiore, e poi tornava a pigliare la rincorsa e a cantare. Pareva che il suo cuore giovane e ardente accogliesse tutta l'immensa letizia della primavera.
      Quando, dopo avere molto girato, si ritrovarono sull'orlo della via Appia, Leona, che si sentiva un po' stanca, si buttò o sedere; intanto che Paolo andava a chiamare la carrozza.


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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167

   





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