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      Leona, per un momento, rimase sola.
      In quella appunto uno scalpitio di cavalli si udì sulla strada e, improvvisamente un gruppo di gentiluomini in marsina rossa, stivali alla scudiera e cappello a cilindro, montati su ardenti cavalli che andavano al trotto, comparve a una trentina di passi dal luogo ove si trovava Leona. Qualche carrozza veniva dietro. Erano dei signori che si recavano alla caccia alla volpe.
      Leona provò una stretta al cuore, e avrebbe voluto fuggire; ma pensò che forse era stata già vista, e il suo naturale istinto di orgoglio ripigliando il di sopra, ella rimase al suo posto. I cavalieri passarono: ella riconobbe Gabriele Caligaris, Giorgio Ozanil e il capitano Mineo; tutti e tre la salutarono: il primo con le sopracciglia insolitamente corrugate, gli altri due con il labbro atteggiato a un sorriso di leggera canzonatura. Giorgio Ozanil disse anche con quel suo vocione gioviale:
      - Sapevo bene, vedendo Paolo, che Virginia non poteva essere lontana!
      L'equivoco fece ridere anche altri, discretamente, perché il Caligaris non se ne avesse per male. Quando passarono le vetture, in una delle quali c'erano le signore von Moos, la zia affettò di guardare da un'altra parte; la nipote invece fissò arditamente in faccia la spagnola.
      Il contegno o beffardo o sprezzante di quella gente fece a Leona l'effetto che un colpo di frusta farebbe a un puledro selvatico. Tutto l'impeto del suo sangue si risvegliò d'un tratto: ella si levò e andò verso la carrozza che si avvicinava.
      Quando vi salì dentro con l'amante, lei gli domandò in castigliano:


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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167

   





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