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      Inoltre, aveva superato, non si sapeva bene di quanto, i quarant'anni; e si attaccava all'amore con la rabbia medesima onde si attacca il naufrago alla tavola che può prolungargli di qualche ora la speranza e la vita.
      Paolo Cappello, dunque, non aveva dovuto durare molta fatica a sedurre la nuova signora, che non domandava di meglio. Ella stessa aveva preso in affitto un quartierino composto di una camera e di un salotto, con ingresso libero, in via del Governo Vecchio: dove il conte Paolo e Vittoria Moos si vedevano un paio di volte la settimana.
      Neanche di tale conquista Paolo era lusingato di molto; ma se ne consolava con l'idea di obbligare una volta o l'altra la "vecchia" come egli la chiamava, a dargli in moglie l'unica sua nipote Margherita, una vezzosa creatura che aveva poco più di vent'anni e poco meno di due milioni di dote, senza contare ciò che le sarebbe toccato dopo la morte degli zii.
      Ma Vittoria Moos era, come tutte le donne della sua età, una amante un po' incomoda. Gelosa, teatrale per colpa della sua eccessiva sentimentalità, ella amava Paolo con un ardore che rasentava la persecuzione: ogni momento, un biglietto di lei lo richiamava, per una data ora, al quartierino del Governo Vecchio; e lì erano lacrime, supplicazioni, proteste, interrogazioni diffidenti e quasi colleriche: tutte cose le quali riescono adorabili in un bel visino di donna giovane e fresca, ma ridicole e pressoché esasperanti in una faccia larga, rugosa e verniciata a più mani di biacca e di minio come quella dell'antica ballerina.


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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167

   





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