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      Ella, com'è naturale, aveva appreso subito la querela accaduta in casa della Perla di Granata, come alcuni seguitavano a chiamare Leona; e non aveva mancato di mandare un telegramma imperioso al suo giovane amico, perché corresse, quel giorno medesimo, al luogo del convegno.
      Paolo che quel giorno aveva altro da fare, si era messo il telegramma in tasca con una scrollata di spalle, e non ci aveva pensato più. Per qualche giorno fu lasciato in pace: la notizia che c'era un duello per aria era giunta fino alla signora; la quale sapeva che in tali circostanze gli uomini non sono padroni delle loro ore. Ma quando le cose sembravano accomodate, ecco un nuovo telegramma:
      - «Ti aspetto oggi alle quattro. Vitt.».
      Paolo lo ricevette mentre si trovava a colazione con Leona; e ragionava con lei circa il genere di vita che avrebbero fatto. Egli sosteneva, almeno in apparenza, di voler fare altri debiti, perché Leona non avesse a soffrire del mutamento: lei, invece, dichiarava che con quello che aveva Paolo sarebbero stati assai bene; non c'era punto bisogno di far tanti lussi; avrebbero vissuto semplicemente, e lei sarebbe stata felice soltanto di stare con lui.
      Quando Nazareno, il cameriere, consegnò a Paolo il telegramma, e Paolo lo lesse, non poté trattenere un movimento di impazienza. Leona l'osservava con occhi larghi e fissi; ma non disse nulla.
      Terminata la colazione, Paolo si vestì, si profumò, secondo il solito, e dato un bacio a Leona, uscì. Scendendo per via San Sebastianello, diede un'occhiata verso il Pincio, tutto verde e pieno di gente che andava a spasso; poi svoltò in piazza di Spagna, e fece cenno a un vetturino, che si accostò con il suo legno.


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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167

   





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