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      - Ebbene, che desideri?
      - Tu? sei tu? - esclamò lei, fingendo di destarsi da un sogno.
      - Ma sì, ma sì, sono io - rispose lui, facendo forza a se stesso per rimanere cortese.
      - Oh amore! oh amore! perché sei tanto perverso? - cominciò lei sollevando tutta la faccia e trascinando l'erre nell'ugola con un vezzo comune a quasi tutta la gente del settentrione. - Che ti ho fatto io, povera donna, che mi sono data con tutta la passione, con tutto l'affetto?... Se tu sapessi quanto soffro, amore! perché mi vuoi fare soffrire tanto, sempre, sempre, sempre?...
      E chinata la faccia sulle mani che aveva bianche e bellissime, scoppiò in un pianto dirotto.
      Paolo, tranquillo, si era messo a sedere sopra un divano e la guardava, aspettando pazientemente che si fosse sfogata. Quando ella ebbe terminato di piangere:
      - Mi fai ora il piacere - le disse lui - di spiegarmi che male ti ho fatto?
      Ella sollevò gli occhi al cielo, con un gesto largo delle due braccia, e riprese:
      - Ma come? tu mi sfuggi, tu mi tradisci, e ardisci domandarmi cosa mi hai fatto? Ma tu ti sei preso il mio corpo, il mio cuore, l'anima mia: e in compenso che mi hai dato, crudele, altro che disinganni?
      - Disinganni? io disinganni?... Uhm!... non capisco...
      - È quella donna, quella donna, quella disgraziata che mi ruba il tuo amore - si mise a gridare l'antica ballerina con accento melodrammatico. - Oh io ne morirò, io sento che ne morirò! - E qui un nuovo scoppio di pianto.
      Paolo tornò ad allungarsi sul divano, e aspettò ancora.
      - Non mi dici nulla?


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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167