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      D'improvviso ella li vide entrambi, lui e quell'altra che non conosceva, in un vagone di ferrovia, muti, abbracciati... Oh, no, no, era troppo! Perché almeno non avrebbe egli avuto la franchezza di dirglielo? E poi, le pareva che, se ciò fosse stato vero, ella se ne sarebbe dovuta accorgere: glielo avrebbe letto negli occhi, avrebbe trovato i segni certi del tradimento, l'aria stessa le avrebbe rivelato l'orribile segreto. Non si poteva dissimulare, non si poteva mentire così. Ella aveva dato tutto a quell'uomo, il suo onore, la sua giovinezza, tutta se stessa, due volte; lo aveva amato con tutte le forze dell'anima sua; non poteva risolversi a credere che egli in compenso la ingannasse con tanta perfidia: ciò le pareva mostruoso, quasi fuori del possibile.
      Forse non si trattava di altro che di un raffreddamento derivato da altre ragioni che ella non conosceva: la mancanza di denaro; il bisogno di una vita più brillante, chi sa? Oh, ella avrebbe concesso tutto, avrebbe ceduto in tutto, se avesse potuto immaginare che egli le dimostrerebbe un po' più di affetto sincero! Sì, bisognava spiegarsi, bisognava intendersi: ella voleva sapere la verità: domani, domani.
      E quando prese il candeliere per andare a letto lei pure, due grosse lacrime silenziose le rigavano il volto pallido e stanco.
      Il domani, appena svegliatosi, Paolo si alzò e si vestì per uscire. Leona non ebbe il coraggio di domandargli dove andava; ma glielo disse lui, quando fu sull'uscio, come se avesse aspettato quell'ultimo momento per evitare i discorsi:


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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167

   





Paolo Leona