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      - Sai, oggi arriva mia madre: io resto all'albergo, con lei.
      - Non torni neanche stasera? - domandò lei, timidamente.
      - Non so: può darsi - concluse lui, avviandosi verso la porta della scala.
      Quella brusca notizia mise lo scompiglio nell'anima della giovane donna, senza che neppure lei ne indovinasse la cagione. Aveva dei cattivi presentimenti. Perché Paolo non le aveva dato quella notizia la sera avanti? E che poteva venire a fare la vecchia contessa a Roma? Forse volevano indurre Paolo a separarsi dalla sua amante? O c'era dell'altro nell'aria?
      Non si era mai sentita tanto agitata come quella mattina. Girava per la casa, toccando ogni cosa, senza riuscire a fare nulla, distratta, soprapensiero. Alla fine, la sua smania divenne tale che ella risolvette di uscire, come se all'aria aperta dovesse trovare la soluzione del mistero che la tormentava.
      Si avviò verso il Pincio, a passi affrettati, ed entrò nel giardino.
      A quell'ora non c'era nessuno; tanto più che il cielo era coperto di nuvole oscure e pesanti, e tirava un brezzone umido che raggricciava la pelle. Le ultime foglie dell'autunno turbinavano in corsa lungo i viali, dove qualche passero ancora saltellava in cerca di cibo. Tutto intorno i grandi alberi scheletriti parevano divincolarsi fra le strette furiose del vento; una fontana invisibile chioccolava, triste e monotona, in distanza.
      Leona girò gli occhi dattorno; ma il giardino era sempre deserto. Allora invece di seguitare a salire, discese per un viale opposto, e dopo un centinaio di passi, si trovò in piazza del Popolo.


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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167

   





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