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      Appena arrivati alla porta a San Gallo, fecero prigionieri i soldati della compagnia che era stata mandata di guardia, e li fecero portare disarmati in fortezza da Basso. Questo fu il primo saluto!
      Dopo i guastatori e i tamburi, veniva la musica e la bandiera francese, seguita da una lunga fila di cannoni e di carriaggi. La fanteria era stata posta in coda per lasciare il maggiore effetto all'artiglieria, che suol persuadere più che i fucili.
      Il popolo, che assisteva in scarso numero per le vie a quel nuovo spettacolo, non rispondeva alle grida di una turba di scioperati, che urlava e strepitava; ma guardava come intimorito quei soldati abbronzati dal sole, mezzi strappati, laceri, polverosi, che avevano tuttavia l'aria trionfale del conquistatore.
      I più sdegnosi cittadini se ne stavano a veder gl'invasori, quasi di nascosto, dietro i vetri delle finestre, maledicendo alla stupida ragazzaglia, che per applaudire i francesi salutava loro col grido di "morte ai codini!".
      In piazza della Signoria battezzata subito lì sul tamburo, col nome di "Piazza Nazionale" o anche di "Piazza d'Armi" perché cominciarono ad andar d'accordo fin da principio, si accampò una parte delle truppe; ed altre andarono in Piazza di Santa Croce e di Santa Maria Novella.
      Il generale Gualtier senza frapporre indugio prese alloggio al Palazzo Riccardi; e per cominciare a dimostrare al Granduca la gratitudine della Francia per l'amicizia da lui manifestata, prima anche di spolverarsi l'uniforme emanò un decreto col quale ingiungeva alle truppe toscane di rimanere in quartiere, e di depositare le armi.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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